Corriere del Mezzogiorno
L'uomo della P3 scambia il deputato dipietrista Francesco per il suo omonimo Udeur. E si racconta...
Barbato si chiama il deputato antiberlusconiano fino al midollo, e Barbato fa di cognome anche il politico mastelliano che in Parlamento puniva i «traditori» a colpi di sputi. Ecco, Pasquale Lombardi credeva che nell'infermeria del carcere di Bellizzi, dove è recluso per la vicenda P3, si fosse recato il secondo e non il primo. C'è una bella differenza. «Evidentemente mi ha scambiato per un appartenente all'Udeur (partito dell'omonimo Barbato,
ndr) ex democristiano» dice Francesco Barbato, parlamentare dell'Italia dei valori. Galeotta fu l'omonimia perché «Lombardi è diventato subito un fiume in piena. Mi ha raccontato di tutto. E io ho preso appunti, sono abituato a non millantare e a riferire cose non inventate».
Come l'ha accolta Lombardi?
«Quasi come un vecchio conoscente, ritenendo forse che io fossi della vecchia covata campana della Dc. "Si accomodi onorevole, che piacere averla qui" mi diceva. L'ho anche visto un po' provato, tanto che dopo poco si è accomodato su un lettino».
Audiointervista | «Ecco cosa mi ha raccontato Lombardi»
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Pasquale Lombardo |
Cosa le ha detto?
«Mi ha subito fatto capire la differenza tra la sua "attività" e quella di Arcangelo Martino (ex assessore socialista a Napoli,
ndr) e Flavio Carboni (il faccendiere indagato per gli appalti sull'eolico in Sardegna,
ndr) che "sono imprenditori e sanno trattare gli affari". Lui invece curerebbe i rapporti, diciamo, istituzionali con le alte sfere della magistratura italiana. Amicizie che, mi ha spiegato, derivavano dal suo lavoro di perito demaniale. Ha poi specificato che cominciò a farsi le ossa nella segreteria di Nicola Mancino presidente della Campania, negli anni '70. Parlando di politica regionale ha poi fatto i nomi di Renzo Lusetti e Pasquale Sommese...».
Due ex del Pd, oggi con Casini.
«Sì, diceva - parole sue - che grazie alla sua, chiamiamola,
moral suasion li aveva convinti a lasciare il centrosinistra perché al Centro e poi nel Pdl c'erano grosse possibilità di fare carriera. Ricordava che Lusetti era stato candidato alla Camera nel suo collegio (con esito positivo) e che se Casini avesse fatto l'accordo con Berlusconi ci sarebbero stati margini per un suo ingresso nel governo da sottosegretario. Su Sommese invece ha esclamato: "Visto? Lasciando il Pd ha avuto l'assessorato al Personale!" nella giunta Caldoro».
E su Cosentino?
«Mi ha detto: "Noi puntavamo su Cosentino, era il nostro candidato. Caduto lui, mi sarebbe poi piaciuto Lettieri. Cosentino rappresenta il mio riferimento nel Pdl con Caliendo e l'avvocato Ignazio Abrignani. Dopodiché Lombardi mi ha parlato dei suoi tre figli».
Cosa le ha detto sui suoi figli?
«Che una, Bice, lavora con l'assessorato di Nicola Oddati (responsabile alla Cultura della giunta Iervolino a Napoli). Un altro, Gianfranco, ha appalti con il ministero della Giustizia e il terzo è architetto e si occupa di perizie per i tribunali di Benevento, Roma e Napoli».
Le ha spiegato esattamente che tipo di attività svolge?
«Il perito demaniale, che lavora un po' in tutta Italia».
Per l'intera conversazione Lombardi ha creduto di parlare con Barbato, il mastelliano?
«Credo proprio di sì. Anche perché, congedandomi, ci ha tenuto tanto a segnarsi i miei riferimenti su un blocchetto siglato col simbolo del ministero della Giustizia. Voleva presentarmi ai vertici del Popolo della libertà. Insomma, immagino non me l'avrebbe mai proposto sapendomi fedelissimo di Di Pietro, nemico giurato del premier Berlusconi. Non solo: quando ha saputo che stavo partendo per Milano mi ha chiesto di andare dal giudice Marra per salutarlo».
Alfonso Marra, il presidente della Corte d'Appello di Milano, ora trasferito dal Csm, coinvolto nell'inchiesta sull'eolico e sulla P3.
«Sì lui. "Gli dica: tanti saluti da parte di don Pasqualino Lombardi. Però prima deve incontrare il maresciallo dei carabinieri Roberto, sarà lui a portarvi da Marra" sono state le sue parole».
Nella lunga chiacchierata avuta in carcere con Pasquale Lombardi ritiene possano esserci spunti per l'indagine in corso?
«Se gli inquirenti dovessero chiamarmi sarei prontissimo a riferire le cose che ho saputo. Anzi, dirò di più, non escludo di andare spontaneamente a deporre in Procura per fare chiarezza su tali vicende. Ci sto riflettendo».
Alessandro Chetta