Libero
Non solo Giulia: il Dap di Roma si attivò per trasferire anche l'altra figlia. Al terzogenito la cittadinanza svizzera poco prima degli arresti:

Nell'
affaire Ligresti non c'è soltanto la scarcerazione di Giulia e l'intervento di Annamaria Cancellieri.
Repubblica punta i riflettori su altre presunte anomalie, nello specifico su Jonella Ligresti (la primogenita) e sulla cittadinanza svizzera di Paolo. Jonella avrebbe avuto una miglior sorte rispetto a quella di molti altri detenuti: bruciando i tempi, è tornata al carcere di Milano, più vicina dunque alla sua famiglia. Paolo, invece, ha ottenuto la cittadinanza elvetica tre settimane prima del mandato di cattura. Due circostanze che secondo
Repubblica dovrebbero essere chiarite.
La vicenda - Tutto inizia il 17 luglio scorso: Salvatore Ligresti e i suoi tre figli, per il crac Fonsai, vengono raggiunti dai provvedimenti della Procura di Torino. La storia di Giulia è nota: ha problemi di salute e ottiene i domiciliari; la Cancellieri s'interessa del caso. Ma ora si parla di Jonella: arrestata in Sardegna, passa per il carcere di Cagliari prima e quello di Torino poi. Quindi, in quelli che
Repubblica definisce "tempi giudiziariamente molto rapidi", arriva nella prigione meneghina di San Vittore, a poca distanza dalla casa di famiglia e a 150 chilometri dalla Procura di Torino, titolare dell'inchiesta.
Il ruolo del Dap - Il direttore delle Vallette di Torino, Giuseppe Forte, ricostruisce l'accaduto e spiega: "Sono state seguite tutte le procedure". Poi aggiunge una frase che alimenta il sospetto: "I legali, ottenuto il nulla osta (per il trasferimento,
ndr) hanno trattato direttamente con il Dap di Roma. Un giorno mi è arrivato l'ordine di trasferire Jonella a San Vittore". Anche in questo caso, dunque, viene tirato in ballo il Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria), che ebbe un ruolo centrale anche nella scarcerazione di Giulia.
Gioco di prestigio - Repubblica si chiede chi abbia "tirato le file nel gioco di prestigio" che nel giro di pochi giorni riesce a smistare Jonella Ligresti da Costa Rei al centro di Milano. Il pm di Torino, Vittorio Nessi, spiega di aver dato il suo ok al trasferimento "perché in questi casi, se non ci sono particolari esigenze, concedo sempre il parere favorevole". Ma il suo parere non basta: infatti è necessario il nulla osta
dei vertici del Dap, che sarebbe arrivato con particolare rapidità. Il dubbio è che qualcuno, anche per Jonella, abbia sollecitato il trasferimento.
Il passaporto - Infine il caso di Paolo Ligresti, il terzo fratello: il 26 giugno diventa cittadino svizzero. Il documento arriva 21 giorni prima del mandato di cattura. Anche questa, per
Repubblica, è una tempistica sospetta
. Attualmente il procuratore federale di Lugano, John Noseda, sta indagando per capire se la cittadinanza di Paolo è valida o se invece Paolo ha dichiarato il falso, sostenendo di non avere indagini in corso a suo carico in Italia: in questo caso la cittadinanza verrebbe annullata e il passaporto ritirato.
Caso Ligresti, Cancellieri riferisce in Aula: «Mai fatto pressioni o ingerenze»
Corriere della sera
Il ministro interviene al Senato e alla Camera sulla scarcerazione di Giulia Ligresti: «Sono libera, mia carriera mai influenzata»

Il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri risponde in Senato, e poi alla Camera, dell’accusa di aver favorito Giulia Ligresti, arrestata il 17 luglio nell’ambito dell’inchiesta torinese su Fonsai, per l’ottenimento dei domiciliari.Il ministro Cancellieri è arrivata a Palazzo Madama insieme al presidente del Consiglio, Enrico Letta, al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, e al viceministro allo Sviluppo, Antonio Catricalà, con i quali si è riunita per una breve riunione nella Sala del Governo prima di riferire in Parlamento. Il ministro Cancellieri ripercorre in Aula tutta la vicenda giudiziaria di Giulia Ligresti.
«La ricostruzione dei fatti dovrebbe far spazio ad una riflessione seria e pacata sulla mia condotta, la scarcerazione non è avvenuta a seguito di una mia pressione. Non ho mai sollecitato – afferma il ministro – nei confronti di organi competenti la scarcerazione di Giulia Ligresti e non ho mai indotto altri ad agire in tal senso. La decisione della magistratura è stata indipendente». Dopo aver lasciato Palazzo Madama, il ministro - sempre accompagnata dal premier Letta - ha riferito sulla vicenda anche alla Camera, ribadendo: «Il mio onore è stato offeso da accuse opacità»:«Il tema è tra i più delicati perché offende più di ogni altro il mio onore, adombrando opacità di comportamenti o, peggio, vere e proprie distorsioni e deviazioni dai canoni di imparzialità e di correttezza istituzionale. In altre parole - rileva il ministro - sarei venuta meno ai miei doveri di ufficio».
«FIDUCIA DECISIVA» - Per il ministro Cancellieri «la fiducia è decisiva per andare avanti nell’incarico di ministro della Giustizia»: «Se dovessi essere d’intralcio a questo Governo sono pronta a fare un passo indietro». Nel corso del suo intervento la Cancellieri ha ribadito di essere stata «amica di Antonino Ligresti», ma «in nessun modo la mia carriera è stata influenzata da rapporti personali» con questi o con altri. Il ministro ha poi spiegato che il medico del carcere di Vercelli il 12 agosto aveva segnalato la gravità del caso di Giulia Ligresti e il 14 lo segnalò alla procura. «Le mie segnalazioni, invece, sono del 19, cinque giorni dopo».
Nella telefonata con Gabriella Fragni, ha proseguito il Guardasigilli,«esprimevo un sentimento di vicinanza e mi rendo conto che qualche espressione possa aver ingenerato dubbi, mi dispiace e mi rammarico di avere fatto prevalere i miei sentimenti sul distacco che il ruolo del ministro mi dovevano imporre», ma «mai ho derogato dal mio dovere». Le «segnalazioni sulle condizioni di salute dei detenuti - continua il ministro - possono venire o dall’interno della struttura carceraria, dall’esterno, dalle associazioni», risponde «ad un dato di realtà, che con le segnalazione di eventi critici». Il fenomeno dei suicidi in carcere, ha sottolineato il ministro, è «alto» e ognuna di queste morti «è una sconfitta per lo Stato. Io ne sento tutto il peso».
ACCUSE INFONDATE - Nella vicenda Ligresti, «mio figlio è stato indebitamente» coinvolto, ricorda il l ministro Cancellieri, sottolineando che il figlio è entrato in Fonsai nel maggio 2011 «ed in quel periodo avevo cessato dalle funzioni di commissario straordinario di Bologna ed ero una tranquilla signora che mai avrebbe pensato di diventare ministro». Alla ricostruzione della vicenda, la Cancellieri ha poi aggiunto: «Se non fossi intervenuta sarei venuta meno a miei doveri di ufficio». E ha proseguito:«È vero, non tutti hanno la possibilità di bussare alla porta del ministro della Giustizia, non tutti hanno un diretto contatto. Ma posso garantire che nessuno più di me avverte questa disparità in tutta la sua dolorosa ingiustizia. È difficile essere vicini a tutti i detenuti». Il ministro ribadisce di aver «agito come in molti altri casi, tanti e anonimi, più di cento solo negli ultimi mesi, tutti a disposizione di chi li volesse visionare ».
IL PD - «Abbiamo ascoltato il ministro, e guardando l’esposizione dei fatti e gli atti abbiamo confermato la fiducia: non ci sono stati interventi fuori dalla sua responsabilità», commenta il segretario Pd Guglielmo Epifani dopo l’informativa del ministro Cancellieri a Senato e Camera. «Non abbiamo nascosto - spiega Epifani - sia nell’intervento di Zanda sia di Speranza che quel passaggio telefonico aveva dei problemi e lo stesso ministro ha riconosciuto che le frasi potevano essere equivocate. Abbiamo tenuto una posizione seria». «L’intervento del ministro contribuisce a fare chiarezza, anche se rimane tutta l’inopportunità della telefonata intercorsa con la famiglia Ligresti - è invece il commento di Danilo Leva, responsabile Giustizia del Pd - Non esistono gli estremi per la sfiducia. E’ stata dimostrata la non interferenza sulla scarcerazione della Ligresti, come si può ricavare anche dalle dichiarazioni della stessa procura».
IL PDL - Già prima di riferire in Aula il ministro Cancellieri si era detta «serena e piena di fiducia» . E, concluso il suo intervento, dai banchi della maggioranza in Parlamento il Guardasigilli ha incassato un lungo applauso. In mattinata era arrivato anche il sostegno di Angelino Alfano che, a nome del Pdl, l’ha invitata a restare al proprio posto e a continuare «a fare il ministro della Giustizia, come sta facendo», garantendole «la nostra massima fiducia». Poi in aula il Pdl ribadisce , con Renato Brunetta, la fiducia al ministro Cancellieri. «Una persona soffriva e nessuna custodia cautelare può mettere a rischio una vita. Lo dice il buon senso, lo dicono la nostra cultura e la nostra umanità dice Brunetta - Che paese è questo dove si manipola il senso di telefonate innocenti, le si pubblica dopo intercettazioni illegali e le si espone al pubblico ludibrio? Signora ministro non si faccia intimidire e faccia altre dieci, cento, mille telefonate: anzi ne faccia 12mila150, quante sono le persone in custodia cautelare» .
LE CRITICHE DI M5S E LEGA - Le critiche al ministro Cancellieri tuttavia non sono poche e arrivano soprattutto da Cinque Stelle e Lega, con i primi che hanno depositato una mozione di sfiducia individuale alla Camera. Il ministro, si legge nella mozione individuale di sfiducia depositata dai grillini a Palazzo Madama, «ha abusato della sua funzione e della sua qualità e per questo deve lasciare il dicastero di via Arenula».Una richiesta di dimissioni che la Lega è pronta a sostenere se, come spiega Roberto Maroni, «le parole del ministro non dovessero convincere il Carroccio». a richiesta di dimissioni da parte del M5S viene ripetuta negli interventi in aula.
«Sostiene che chi l’ha criticata è ignorante? Noi ignoriamo sì, ignoriamo i motivi per i quali oggi non si dimette - dice Alfonso Bonafede, deputato M5S vicepresidente della Commissione Giustizia della Camera - Chieda scusa a tutti gli italiani, e con onore - questa volta sì - si dimetta». Il grillino accusa di aver distinto tra detenuti «di serie A e non di serie B o C, ma di serie Z. I primi, naturalmente, sono quelli che hanno il suo numero di cellulare». E mentre sulla vicenda à in corso il dibattito , Beppe Grillo su Twitter lancia l’hashtag #Cancellieridimettiti, con l’obiettivo di alimentare il pressing della Rete sul Guardasigilli. Mentre sul blog, il leader del M5S pubblica un lungo intervento della capogruppo 5 Stelle al Senato, Paola Taverna, che fa il punto sul caso Cancellieri ma anche sul calendario di Palazzo Madama sulla decadenza di Silvio Berlusconi.
06 novembre 2013 (modifica il 06 novembre 2013)